mercoledì 29 agosto 2007

La fuga del cervello V

Ore 19:00 del Mera Nostrum.
Un suggestivo tramonto colora il cielo ed il mare di rosso.
Da un chiosco giunge uno struggente Peter Pan di Enrico Ruggeri.
Due strane figure si corrono incontro nel romantico bagnasciuga.
A sinistra, saltellando e rotolando, si vede il cervello di Kikko.
A destra il corpo del cervello che corre ed ansima a causa dell’emozione nel riveder la propria materia grigia, da tempo ricercata, li a portata di mano.

I due non aspettano neanche un secondo, e quando sono vicini si ricongiungono… all’inizio il ricomposto Kikko non mostra alcun segno particolare, ma poi…
SBAMF… cade all’indietro sulla fresca sabbia e sul suo volto si forma un sorriso, simile a quello di un bimbo che ha ritrovato il giocattolo preferito smarrito, finito chissà come sotto il letto.
Quel sorriso è l’apoteosi delle sensazioni che prova quel uomo di nuovo in possesso delle sue funzioni cerebrali.

Poco a poco il sorriso cede il passo ad un viso contrito, poiché il Kikko inizia ad esaminare i mesi passati senza cervello sotto la lente d’ingrandimento della ragione.
E soffre, soffre tantissimo per gli sbagli commessi e si domanda: “ma come ho fatto?”
- come ho fatto a vivere per un ipod?
- perché ho vissuto per un capo firmato?
- come facevo a trovare interessante il gossip?
- e, soprattutto, come CAZZO HO FATTO A METTERE IL POSTER DI BORGHEZIO SUL MIO LETTO?

Come non gli accadeva da tempo, quasi per magia, iniziavano a balenare nel suo cranio le risposte a tutte quelle domande, o meglio, La risposta.
Ed allora ecco ricomparire un sorriso sul suo volto grosso come quello del Joker…
- NON RAGIONAVO e, pertanto, seguivo la gente, il gregge deficiente più comunemente noto come massa!

Tutto li, la risposta era talmente banale da sembrare irreale e portava inevitabilmente la mente del Kikko a chiedersi: ma perché la gente non pensa?
Ed ancora una volta il cervello, più veloce di un proiettile, gli rispose: perché il pensare comporta uno sforzo ed una autocoscienza, perché, per essere oggettivi, bisogna prima analizzarsi, e pochi possiedono la forza e l’onestà intellettuale per mettersi in gioco ed assumersi le proprie responsabilità.

A questo punto, gradualmente come il tramonto che si allungava in sera, dal volto scompariva sempre più il sorriso per far posto a lunghe lacrime che scendevano da occhi serrati come le saracinesche dei negozi durante un corteo dei black bloc.
Il dolore e la tristezza derivanti dalla constatazione di essere uno dei pochi mammiferi realmente pensante di questa palla chiamata terra lo schiacciava a terra, manco fosse un fottuto obeso intento ad alzarsi dal letto.

Per un attimo, che per lui fu più lungo di una intera giornata sprecata ad ascoltare le incomprensibili canzoni di tizianotelancereiunpezzodiferroneicojoni, il Kikko fu tentato di ri-separarsi dal suo cervello… ma poi coccolato da teneri impulsi neurali si calmò perché era mooolto meglio essere di nuovo completo e provvisto di raziocino che ritrovarsi vestito di verde ad incitare uno spastico razzista, od uno spaccamaroni o, assai peggio, a seguire un nano di arcore, ladro e mafioso, che vuole essere venerato perchè è ricco e potente.

Fu così che riaprendo gli occhi ed osservando un cielo stellato percorso da fantastiche scie di stelle cadenti, ridendo di gusto il Kikko disse:

“son tornato mio mondo e non ti lascerò più!”

Da allora vive INCAZZATO E CONTENTO, ma sul suo letto campeggia un bel poster dell’Uomo Ragno, quello di borghezio è stato utilizzato come carta igienica poiché è meglio non sprecare nulla, e questo ci dimostra come anche un cesso di persona a volte possa essere utile!

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