sabato 1 marzo 2014

DOPO AVER SCRITTO UN RACCONTO

Caro Mondo,
tanto per cambiare direi di cominciare con una citazione:
 “meglio scrivere per se stessi e non avere pubblico
che scrivere per il pubblico e non avere se stessi”, 
come disse lo scrittore Cyril Connolly.

Anche se sembra un po' la volpe che desiste innanzi all'ardua uva,
ritengo nel profondo che il Connolly abbia ragione.
Si scrive per noi stessi.
Perché ci piace, perché ci aiuta, perché non possiamo farne a meno.
Lo spirito giusto per scrivere dev'essere sempre e solo il doverlo fare tanto per fare.
Per passare il tempo, ammazzare la realtà con l'immaginazione o chissà che altro.
Forse solo perché ne siamo in grado.
O più semplicemente ognuno ha il suo perché.

Conoscere se stessi.
Alla fin fine non si scappa mai dalla saggezza greca.

Pertanto, anche dopo aver scritto un racconto, per adesso non pubblicato,
mi sembra giusto continuare e non desistere per un semplice fatto:
non posso farne a meno.
Infatti, mi sono messo a scrivere un altro racconto.
Per certi versi è il seguito di Panta Rei (tanto per dimostrare che sbagliando 
non si impara) ma al tempo stesso è differente.
Tempi, modi, personaggi sono quasi totalmente diversi.
Non nasce da motivazioni logiche come:" proviamo a cambiare tutto per
vedere se adesso ci pubblicano!"
No, in realtà i tempi, come sempre, sono dettati dalla mitica tecnica alla cazzo di cane.
Secondo tale disciplina, che il Kikko stesso creò anni fa, 
bisogna sempre scrivere come viene viene su ciò che viene,
lasciandosi trasportare dalla sola immaginazione
Pertanto, avendomi il nuovo racconto ispirato un certo "ritmo", sono obbligato a proseguire nella stasera in un certo modo. Come fosse la colonna sonora su cui devo costruire le scene.
Sono sicuro che nessun vero scrittore riconosca la tecnica alla cazzo di cane come metodo di scrittura, tuttavia, essendo uno scriba, non ho bisogno di farmi tante pippe mentali sul conteggio di sillabe o di parole per pagina.
Per mia immensa fortuna sono uno scriba e per questo scrivo!

Quindi: dopo aver scritto un libro" bisogna continuare,
con il secondo, il terzo e così via".
Anche se tutta la fatica viene ripagata da un solo lettore,
bisogna scrivere perché se si è scriba, punto e basta!
(per sapere cosa intendo con "scriba" leggete il precedente post sui libri).

Scriviamo per andare avanti nella vita, 

una parola per volta alla ricerca del verso giusto
che dia un senso al tutto.

Fatti non foste a viver come bruti...


Buona lettura e scrittura a voi tutti!

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